Pierre Rigal

1973, Mossaic - Francia

Coreografo, danzatore. Prima di dedicarsi alla pratica coreografica, Pierre Rigal era un atleta di alto livello, specialista dei 400m e 400m ad ostacoli. Come l’atletica leggera la sue danza é esigente, sofisticata ma anche primitiva, libera e intuitiva. Con la sua compagnia, Dernière Minute, fondata nel 2003, porta in scena una danza che si mescola al circo e fa spesso uso di tecnologie al servizio delle installazioni sceniche.

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danza

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circo, tecnologia

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Romaeuropa Festival

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Mobile

L’intervista è stata commissionata dalla Fondazione Romaeuropa per i programmi di sala del festival.

Il protagonista di Mobile In scena il protagonista abita un microcosmo fatto di oggetti del quotidiano, in grado di evocare un futuro distopico vissuto attraverso la lente di un ricordo nostalgico. Mobile non è solo uno spettacolo di danza ma è anche circo, arte visiva, ginnastica acrobatica, teatro: in che modo tutti questi linguaggi trovano un terreno comune?

Mobile è uno spettacolo di movimento ma anche di arte visiva e scultura. Il corpo umano si confronta con i limiti di forza, resistenza, equilibrio e peso nel tentativo di appropriarsi di tutto lo spazio circostante, da quello terrestre a quello aereo. Uno spazio troppo grande perché il corpo possa riempirlo totalmente. Infatti il protagonista dello spettacolo, sebbene riesca a compiere delle azioni, fallisce costantemente, dando vita a delle situazioni ironiche.

Nello spettacolo un uomo si confronta con la propria solitudine, con i propri desideri, e con frammenti di realtà. Qual é l’intento narrativo del micro-cosmo a cui dai vita sulla scena?

Effettivamente si tratta di un uomo solo, che tenta di ricostruire un mondo che ha amato e in cui ha creduto. Con questo sentimento nostalgico si dedica alla creazione di un habitat che assomiglia al nostro. La sua impresa è utopica ed esasperata, poiché la ricostruzione avviene attraverso i ricordi, i fantasmi di un mondo che sembra aver sfruttato troppo le proprie stesse risorse. L’uomo si ritrova quindi sommerso da ciò che lui stesso ha creato. Ciò non vuole essere fonte di tristezza ma emozionare e divertire chi guarda.

textfoto Pierre Grosbois

Il rapporto che s’instaura tra il personaggio e gli oggetti/mobiles che abitano lo spazio si costruisce spesso attraverso piccoli giochi di magia. Il tuo intento è quello di meravigliare lo spettatore?

Nonostante Mobile non sia propriamente uno spettacolo di questo tipo, ci sono degli effetti di magia al suo interno. La magia ci affascina poiché sfugge alla nostra comprensione ed quindi in grado di stringere immediatamente un rapporto con il meraviglioso. Il protagonista dello spettacolo non capisce del tutto i motivi per i quali prova dei desideri specifici o è attratto da degli oggetti particolari, ma agisce mosso da fascinazione o meraviglia. Ugualmente spero che lo spettatore viva l’esperienza del meraviglioso e che ciò lo induca ad interrogarsi sulle tematiche poste da Mobile, non comprendendo alcuni concetti ma amando, all’interno di questa esperienza del meraviglioso, anche ciò che non può immediatamente capire.

**Prima di divenire performer e coreografo, hai praticato lo sport ad alti livelli, gareggiando nei 400 metri e 400 metri ad ostacoli, tra le specialità più complesse dell’atletica leggera. Credi esista un rapporto tra la corsa e la danza? **

Si, vi è una somiglianza nel modo di utilizzare alcune qualità fisiche del corpo: forza, elasticità, resistenza e coordinazione. Inoltre per superare gli ostacoli è necessario mettere in pratica una tecnica precisa abbinata alla capacità d’improvvisazione, sebbene quindi il legame culturale tra danza e corsa sia difficile da individuare, esiste un esplicito legame fisico.

textfoto Pierre Grosbois

In quanto artista e cittadino francese ed europeo, come vivi l’attuale situazione dell’Unione Europea? Come immagini l’Unione Europea nei prossimi anni?

E’ una domanda difficile. Penso che l’Unione Europea sia un’idea utopica ma straordinaria e poetica, oltre che un modello unico. In questo senso trovo molto triste che l’Inghilterra abbia deciso di uscirne per delle ragioni che, a mio avviso, sono troppo circostanziali. Non si tratta certamente di un’organizzazione perfetta, e tanto potrebbe essere migliorato - i meccanismi democratici ad esempio - ma sempre con l’obiettivo di preservare quest’unione che permette, a chi ne fa parte, di incontrarsi e conoscersi con facilità. Molte sono le questioni in gioco oggi: dall’immigrazione, al terrorismo, all’avvento dei nuovi nazionalismi, tematiche preoccupanti ma che non dovrebbero mettere in crisi l’idea di un’Europa unita.